CHE PIU’ BIANCO NON SI PUO’?
Mi hanno chiesto: “Come mai, in pieno periodo elettorale, non hai scritto nemmeno un post che riguardasse le votazioni nei vari comuni italiani?”.
Mi intendo poco di politica e, oltretutto, ne hanno parlato già in molti e, fra i tanti, taluni utilizzando tecniche da sbadiglio, quindi perché mai diventare noioso anch’io?
Posso trattare l’argomento dal punto di vista sociologico, riportando le voci dei più sfiduciati, di coloro che si sono disinnamorati della politica.
Il loro pensiero?
Non ti si filano per tutto l’anno ma poi, quando arriva il momento del voto, te li ritrovi dappertutto, dai social alle cassette della posta, tutti con la stessa faccia da partito e le solite promesse.
Vogliono davvero il bene dell’Italia?
Qualche idealista sicuramente, ma i puri di spirito non durano a lungo in politica, vengono falcidiati dai compromessi e dagli interessi di potere.
La politica, oggi più che mai, è questione di pancia, nel senso che vince non tanto chi è più intelligente, bensì chi, attraverso la migliore agenzia di marketing, riesce ad eccitare gli elettori per mezzo dell’odio (verso il nemico) e il sensazionalismo dovuto a promesse le quali, il più delle volte, non verranno mantenute.
Questo, in sintesi, ciò che pensa una buona parte degli italiani.
Del resto, mi vien da dire, votereste mai uno che con la massima sincerità dicesse: “Cari Italiani, vi posso solo promettere che farò del mio meglio ma non sono certo di riuscirci, anzi, sarà molto difficile che io ci riesca, anche se ce la metterò tutta”?
La retorica politica deve necessariamente appellarsi alle illusioni e quei pochi che desiderano far leva sull’intelletto degli elettori, anziché sulla loro emotività, hanno buone probabilità di perdere.
Ricordo i tempi in cui Berlusconi usava lo spauracchio del “comunismo” quando ormai di comunisti non se ne trovava più uno nemmeno a pagarlo; fu però un ottimo espediente per le sue campagne studiate a tavolino.
Oggi che i giochi sono fatti desidero prendere in considerazione un concetto politico-filosofico, quello della candidatura.
Candidato, infatti, nell’antica Roma, era colui che si presentava per una carica pubblica indossando una tonaca bianca la quale doveva essere più bianca di tutte le altre, a voler significare l’onestà e la chiarezza, la limpidezza nelle azioni e nelle intenzioni, al di sopra di ogni sospetto.
Esattamente il contrario di quel che accade oggi, poiché al solo sentir nominare quella parola (candidato) i sospettosi vengono per lo più legittimati nel non riconoscere l’identica interpretazione attribuitagli nella Roma antica.
Forse che Confucio, avesse ragione a voler spesso insistere sulla revisione dei termini?
Tratto dal Corso Counseling Filosofico – Diventa Consulente Filosofico
natyan
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