COME UN DROMEDARIO SULLO SMARTPHONE
La cosa interessante è che quando ne parlo mi dicono che ho ragione, che anche loro lo hanno notato negli altri.
Già, gli altri, salvo poi vederli cadere nello stesso vizio adducendo le più svariate scuse e giustificazioni, come se loro non ne fossero coinvolti.
Loro chi?
Quelli che mi dicono che ho ragione nel sentirmi preoccupato nel vedere così tante teste ricurve sui cellulari, ovunque, in qualunque situazione, in auto, in pizzeria, da soli o in compagnia, mentre camminano o aspettano il bus, mentre sono con te o senza di te.
Prima mi danno ragione, ma poi non vedono l’ora di poter riafferrare lo smartphone: “sai, controllo il messaggio in arrivo perché potrebbe essere una cosa urgente…”.
Se, da un giorno all’altro, mancasse la rete in tutto il mondo per un mese intero cosa accadrebbe? Se funzionasse magicamente solo per legittime e reali necessità, ma non funzionasse più per tutto il resto, quanti si sentirebbero persi, depressi, agitati, panicati, isterici o inebetiti?
Ogni conclamata dipendenza ha bisogno di un certo tempo affinché le crisi di astinenza cessino e, per superarle, in questo caso, tutti avrebbero bisogno di scaricare le proprie tensioni, magari parlando con qualcuno.
Ma tu pensa! Parlando con qualcuno che è vicino a te, senza mai incurvarsi e non più trattando la cervicale come la gobba di un dromedario.
Che novità!?
Niente più improvvisati acrobati che scendono o salgono le scale leggendo e rispondendo ai WhatsApp, niente più conoscenti che, per fare finta di non averti visto consultano il meteo sul cellulare, niente più figli che accompagnano i genitori anziani al parco trattandoli come cagnolini (prima erano troppo occupati con lo smartphone per parlare anche con loro) niente più ciclisti che smanettano sui cellulari trascurando il manubrio e niente più chissà che altro ancora.
Quando vado a mangiare un boccone da qualche parte e mi capita di vedere una famiglia, una coppia o un genitore e un figlio, una figlia, senza nemmeno un cellulare sul tavolo, prima di andarmene mi congratulo con loro.
Sono una rarità e si sa, ciò che è raro è più prezioso.
Non si sono lasciati omologare e sanno vivere anche fuori dagli schermi, sono pezzi unici, pregiati, ormai quasi introvabili.
Non fraintendetemi, davvero non ho nulla contro la tecnologia, proprio nulla, ma mi preoccupano tutte quelle teste ricurve verso il basso.
A voi no?
Tratto dal Corso: Counseling Filosofico – Diventa Consulente Filosofico
natyan
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