Dèi e Divinità – Studio Gayatri PNF Monza
“Signori, volete ascoltare una bella storia d’amore e di morte?” l’incipit di Joseph Bédier inerente al drammatico epilogo di Tristano e Isotta potrebbe ben incastonarsi a molte delle vicende di tutti gli “olimpi” costituenti dei e divinità da tutto il mondo.
A dire il vero ci starebbe bene anche la prima riga di René Fallet, nel suo Sobborghi: “Sono un padreterno dell’amore. Lo do con una parola e lo tolgo con un gesto”.
Stralunati? Io pure, ma non dagli incipit degli scrittori, bensì dal fatto che, forse a causa della crisi economica e di valori, stiano riemergendo antiche superstizioni mitologiche. E’ un problema? Non lo sarebbe se gli dei venissero trattati, appunto, come miti dal fascino simbolico e nulla più.
Fatto sta che in molti ci credono veramente, tanto quanto gli assertori della terra piatta siano convinti che gli astronauti soffrano di allucinazioni nel vederla rotondetta.
E quel che più stupisce è l’adorazione. Per carità, Shiva per esempio mi è grandemente simpatico come personaggio simbolico, ma se davvero avesse combinato quel che si dice di lui, sarebbe condannato a ben più di un ergastolo.
Strano vero? Abbiamo fatto tanta fatica a liberarci dalla superstizione dei gatti neri che, poveracci loro, per secoli avrebbero causato disgrazie a non finire, e ora stiamo aumentando le importazioni e il rispolvero di false credenze dai mondi esotici e dai mondi antichi occidentali, con i vari gnomi, fatine, folletti e perché no, le streghe di Tessaglia.
Mi sussurrano che la causa di tanto entusiasmo (il cui significato etimologico, puta caso, era il dio che entra in te appassionandoti oltre ogni dire) sia il bisogno dell’esoterico e dell’occulto, in risposta alle aumentate paure e all’assenza di risposte certe, nonché il bisogno di sicurezza per questa e l’altra vita, semmai ve ne sia una.
Lo credo anch’io, ma aggiungerei anche la dilagante ignoranza (nel senso non offensivo del termine) in materia esoterica, poiché avere risposte credibili da certe divinità lo reputo alquanto improbabile, a meno che si sia all’oscuro sui misfatti della loro vita.
Vale la pena prender nota di una riflessione di Gilbert Murray (filosofo inglese 1866-1957) il quale non era affatto convinto che talune deità fossero realmente così tanto degne di adorazione: “Gli dèi della maggior parte delle nazioni asseriscono di aver creato il mondo. Quelli dell’olimpo non hanno tali pretese. Tutto quello che hanno fatto è di averlo conquistato. E quando hanno conquistato i loro regni che cosa fanno? Si mettono a governarli? Promuovono l’agricoltura? Praticano i commerci e le industrie? Niente di tutto questo. Perché dovrebbero fare un qualsiasi lavoro onesto? Essi trovano più facile vivere di rendita e incenerire con i fulmini la gente che non paga. Sono dei condottieri conquistatori, dei regi filibustieri. Combattono, fanno festa, giocano e fanno della musica, bevono abbondantemente e ridono sgangheratamente. Non dicono mai bugie se non nell’amore e nella guerra”.
Morale della favola? Prima di accettare nuovi santoni, guru o deità che ambiscono alla vostra adorazione, sarà bene accertarsi delle loro credenziali, dal momento che anche a noi, se vogliam cercar lavoro, viene richiesto un CV che sia del tutto rispettabile. O sbaglio?
natyan
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