E poi arriva il Colloquio – Reiki e Counseling Filosofico Monza
Se perfino Jaspers, psichiatra di fama internazionale, auspicava che gli psichiatri imparassero a colloquiare più da filosofi, che da tecnici della mente, con i propri pazienti, potete immaginare quanto la filosofia, se ben applicata, possa essere di aiuto per i malesseri generici di piccola e media portata.
Però la filosofia non può bastare, se non si sa come affrontare un colloquio, e credo sia necessario, prima di tutto, sapere che cosa sia un vero dialogo.
Il problema non è di facile soluzione, tutt’altro, e trattarlo in poche righe potrebbe essere addirittura irrispettoso nei confronti dei lettori, ma proverò almeno a farne un accenno, darne un’idea.
Il dialogo deve essere autentico, perché ci sono parole che non comunicano nulla e parole che fanno sentire bene chi ti ascolta, che arrivano dritte al cuore.
Ci sono dialoghi che aprono le porte alle relazioni e dialoghi che le chiudono sfacciatamente.
Le parole che dici devono far lievitare, emergere le risorse interiori di chi ti offre la propria attenzione; non devono pietrificare e congelare ciò che l’altro ha in cuor proprio.
Così si esprime Hans Georg Gadamer: “Qualcosa è stato per noi un colloquio quando ha lasciato in noi qualcosa. Non il fatto, dunque, che siamo venuti a sapere qualcosa di nuovo ha fatto di quel qualcosa un colloquio, piuttosto il fatto che nell’altro ci è venuto incontro qualcosa che nella nostra esperienza nel mondo non ci era ancora capitato di incontrare”.
Le parole, perciò, devono possedere una forza capace di trasformare.
Sappiamo che il dialogo ha donato i suoi frutti quando avviene in noi, e nell’altro, un cambiamento, qualcosa che ci rimane dentro e che ci farà compagnia anche a fine colloquio.
Non dobbiamo concludere l’incontro con la sensazione che non sia accaduto nulla, dobbiamo vedere negli occhi dell’altro un’espressione di gratitudine e di conforto che esula da tutte le modalità tecnocratiche.
Quando parli con l’altro sappi che si tratta di un libro che ha bisogno di aprirsi, trattalo perciò come sfogliassi pagine di poesie, senza fretta, con la massima attenzione, prendendo appunti a margine, altrettanto lentamente, senza la frenesia di volere interpretare tutto e subito.
Tratto dal Corso: Reiki e Counseling Filosofico
natyan
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