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Giordano Bruno, l’Influencer e il Dalai Lama - natyan Studio Gayatri Monza


(@natyan27)
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Giordano Bruno, l’Influencer e il Dalai Lama

Ricorre da tempo l’artificio di spacciarsi per novelli “Giordano Bruno” nel momento in cui si attaccano le autorità precostituite.

L’influencer di turno, come per esempio “l’uomo del bosco” (non lo nomino per ovvie ragioni relative agli algoritmi) dichiara di essere a lui consimile e che, come il filosofo vissuto nel sedicesimo secolo, mai arretrerà al cospetto delle pressioni clericali e del Governo Italiano.

Di fronte a simili dichiarazioni si elevano ovazioni di migliaia di seguaci (più di centomila followers nei social) e credo sia bene approfondire gli aspetti psicologici e sociologici della questione, facendo le debite proporzioni.

Giordano Bruno affrontò con coraggio il rogo, accettando di essere bruciato vivo.

L’uomo dei boschi diventò tale perché ebbe paura di subire un’operazione chirurgica sotto anestesia ed è per la suddetta ragione che ora invita tutti a curarsi come fece lui, cioè abbracciando gli alberi anziché ricorrere alla medicina ufficiale, la quale, a suo parere, ci tratta come carne da macello.

Non voglio entrare ora nel merito degli effetti placebo-nocebo poiché le motivazioni del mio post non riguardano gli aspetti medico-scientifici. Mi limito a fare chiarezza sul come, questioni meramente emotive, possano annichilire in un sol colpo la ragione umana.

La domanda che si pone, infatti, è: “Com’è possibile che decine di migliaia di persone accettino, senza il minimo dubbio, che un personaggio del genere possa essere paragonato addirittura a Giordano Bruno?”.

Le ragioni potrebbero essere tante e diverse tra loro, perciò mi limiterò ad elencarne alcune da valutare in termini di soggettività.

La prima è che taluni non sappiano mettere in moto, nella propria mente, ciò che lo stesso Giordano Bruno, in quanto filosofo, amava molto, e cioè la logica comparativa.

L’influencer dei boschi, a tutt’oggi, accusando Clero, Sanità e Governo, anziché finire al rogo dopo essere stato torturato, ha potuto vendere indisturbato migliaia di libri, di video-corsi, di spillette nelle piazze, ecc. raggiungendo una ragguardevole cifra che, sulla base del numero dei suoi seguaci, sembra aver superato di gran lunga il milione di euro.

Giordano Bruno, invece, perennemente ricercato, fu costretto a fuggire numerose volte, peregrinando tra l’Italia, la Svizzera, la Germania, l’Inghilterra e la Francia; non poteva certo tenere comizi in tutte le piazze italiane senza correre il rischio di venire sgozzato, come invece può fare l’uomo dei boschi il quale è rintracciabile (senza che nessuno glielo impedisca) anche per mezzo dei suoi siti web e dei tanti video sponsorizzati (tu guardi e lui incassa) in YouTube e nei suoi vari blog.

La seconda ragione è che, scagliandosi contro Clero, Sanità e Governo, taluni suoi seguaci, frustrati e insoddisfatti della propria esistenza, hanno finalmente un capro espiatorio a cui addossare, per procura, tutte le colpe. Cercare responsabilità in se stessi è molto faticoso, mentre aggrapparsi a qualcuno che condanni a gran voce tutti coloro che vorresti condannare tu è molto più facile, non richiede sforzo.

La terza ragione è che i suoi adepti non si avvedono di quanto il suddetto guru sfrutti le loro debolezze. Nelle vicinanze del Natale, infatti, un suo proclama lanciato in forma mediatica così recitava: “Hanno creato il Natale per farvi spendere un sacco di soldi, vi hanno ingannati, liberatevi dalla falsità commerciale!” ma, contemporaneamente, sotto al proclama, c’era la sponsorizzazione di un suo video-corso alla “modica” cifra di quattrocentodieci euro. Immaginiamoci, perciò, che anche solo mille dei suoi centomila seguaci l’abbiano comprato; quanto può avere introitato, il guru, grazie alla sua campagna “anti-commerciale”?

La quarta ragione potrebbe essere la bassa autostima dei suoi adepti. Lanciando il solito slogan: “Voi siete la minoranza, è vero, ma la massa è ignorante, ottusa e incatenata, mentre voi siete liberi! Noi siamo qui a fare la storia e vinceremo contro la Chiesa e il Potere!” molte persone, abitualmente polemiche e sfiduciate, hanno finito per sentirsi parte di un branco di eroi che cambieranno il mondo. L’adulazione del santone si tramuta perciò in una rivincita nei confronti delle proprie relazioni fallimentari. Pur non facendo nulla di importante, anzi, al contrario, soltanto alimentando maggiore odio in se stessi e nel proprio piccolo mondo circostante, finalmente, i suddetti seguaci, si sentono qualcuno, unici, rivoluzionari, migliori.

La quinta ragione è l’ulteriore possibilità di giustificare il proprio vittimismo: “Voi non potete capire, per questo ci emarginate e ci odiate!” anche se, a dire il vero, se non fossero proprio loro a condividere certi proclami, nessuno li giudicherebbe poiché sarebbero totalmente invisibili agli occhi del mondo. Senza il proprio idolo-influencer soffrivano di vittimismo ma ora, grazie ai proclami del guru-predicatore, hanno una giustificazione per coinvolgere tutti nei loro sensi di colpa, cercando di riversarli sul mondo circostante.

Concludo perciò con le parole del Dalai Lama: “Senza un percorso interiore, finiremo per vivere tutte le nostre sventure colpevolizzando gli altri. Gli accadimenti ci appariranno come manifestazioni di errori impliciti nella società, nella comunità o come conseguenze delle azioni di amici o familiari. Pensando in tal modo impiegheremo il tempo a dar la colpa agli altri. E dando la colpa agli altri ci rafforzeremo nei nostri atteggiamenti egocentrici, come l’attaccamento e l’odio, diventando perfino paranoici”.

Tratto dal Corso Counseling Filosofico

natyan

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Giordano Bruno Dalai Lama
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