I PUNTINI DI SOSPENSIONE…
Esiste, in senso verbale, una figura retorica chiamata RETICENZA a significare che ci si trattiene dal dire, anche se si vorrebbe farlo: “guarda che se continui così…”.
E’ una figura del silenzio, dell’interruzione, della sospensione e viene rappresentata dallo scrittore solitamente con tre puntini.
Io personalmente li uso, non di rado, come se volessi far meditare prima di proseguire a leggere: “non correre… fai un respiro… assimila… poi prosegui”.
Devono essere per forza tre i puntini?
Convenzionalmente sì, ma ci sono scrittori autorevoli (loro se lo possono permettere) che vanno oltre le convenzioni.
Uno di questi è Gadda, che ne usava sempre quattro: “E a chi rivolgersi, nel tempo mutato, quando tanto odio, dopo gli anni, le era oggi rivolto? Se le creature stesse, negli anni, erano state un dolore vano, fiore dei cimiteri: perdute!....nella vanità della terra….”.
I tre puntini possono anche significare esitazione, perciò ora immaginatevi una ehm al loro posto: “cioè… volevo dirti… non so se sial il caso…” e Severgnini proprio non li digerisce, soprattutto quando si aggiungono impropriamente.
Possono anche essere usati per preparare il lettore ad una battuta di spirito: “se quella notizia non è una bufala… è sicuramente una mozzarella”.
Possono assomigliare anche agli eccetera, quando si usano per far comprendere che le cose potrebbero andare avanti all’infinito: “c’erano tanti animali, cani, cavalli, gatti, pecore…”.
Vengono chiamati di omissione quando lo scrittore omette di citare un autore o un testo e, in questo caso, andrebbero messi tra parentesi (…).
E per concludere questa breve lezione?
Ehm… mettiamo un punto solo… o no?
Tratto dal Corso: Parlare Scrivere Comunicare
natyan
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