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I Veri Eroi per la Libertà? - Counseling Filosofico con natyan


(@natyan27)
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I Veri Eroi per la Libertà?

Sono cresciuto con storie diverse su miti ed eroi.

Dal mio punto di vista sono quelli che si adoperano sacrificando se stessi per la libertà degli altri, senza interessi personali e senza nuocere al prossimo.

E che lo fanno per motivazioni elevate, non certamente per ottenere piccoli diritti come per esempio quello di poter bere un caffè al bancone, segno di una civiltà abituata alle comodità e alle agiatezze.

Thích Quảng Ðức decise di bruciarsi vivo in pubblica piazza, pur di attirare l’interesse del mondo sulle deplorevoli ingiustizie del governo vietnamita, di stampo cattolico, nei confronti dei monaci buddhisti.

Non scese in piazza a spaccare tutto e dimostrò di mettere al primo posto non il bene del proprio corpo bensì il bene di tutta la società.

Il suo, inoltre, non fu un suicidio, il quale è generalmente dovuto ad una condizione depressiva, al sentirsi sconfitti e incapaci di continuare a tollerare l’esistenza.

Il monaco vietnamita amava la vita e la riteneva preziosa, così tanto preziosa da farla diventare un dono affinché altri potessero continuare a vivere.

Offrì il proprio corpo, senza fare violenza su nessuno fuorché a se stesso:

“Thích Quảng Ðức divenne noto perché nel 1963 si diede fuoco a Saigon per protestare contro l'amministrazione del presidente del Vietnam del Sud, il cattolico Ngô Đình Diệm, e la sua politica di oppressione della religione buddhista.

L'evento divenne celebre anche grazie alla fotografia scattata da Malcolm Browne, che gli valse il premio World Press Photo of the Year per il 1963 ed il Premio Pulitzer nel 1964.

Dopo la morte, il corpo di Thích Quảng Đức fu nuovamente cremato.

Il fatto che tra le ceneri fosse ritrovato intatto il cuore convinse definitivamente i buddhisti del valore della sua compassione e da allora viene venerato come bodhisattva.

Il 10 giugno 1963 rappresentanti della comunità buddhista di Saigon avvisarono la stampa americana che l'indomani sarebbe accaduto qualcosa nell'incrocio stradale davanti all'ambasciata Cambogiana. Solo pochi giornalisti presero seriamente la notizia, tra cui David Halberstam del New York Times e Malcolm Browne dell'Associated Press.

Ciò che videro fu un gruppo di circa 350 monaci e monache marciare assieme ad un'auto azzurra che portava cartelli in vietnamita e in inglese inneggiando all'eguaglianza religiosa.

Arrivati all'incrocio tra il Boulevard Phan Dinh Phung e via Le Van Duyet dall'auto fu estratto un cuscino da meditazione, Thích Quảng Đức vi si sedette nella posizione del loto e cominciò a meditare.

Un altro monaco del gruppo cominciò a versare una tanica di benzina sul corpo di Thích Quảng Đức.

Una volta raggiunto uno stato di concentrazione meditativa sufficiente Thích Quảng Đức accese un fiammifero e avvampò in una grande fiammata”.

Quella che segue è la brevissima lettera che scrisse prima di morire:

«Prima di chiudere i miei occhi e andare verso la visione di Buddha, rispettosamente prego il Presidente di essere compassionevole verso il popolo della nazione e perché incoraggi l'eguaglianza religiosa al fine di mantenere eternamente forte il Paese. Invito i venerabili, i reverendi, i membri del sangha e i laici buddhisti ad organizzarsi in solidarietà per fare offerte per proteggere il Buddhismo.»

Tratto dal Corso Counseling Filosofico

natyan

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