RISPETTARE LA TRADIZIONE DI CHI?
Sembravano lontani i tempi del patriottismo da libro “cuore” dove, attraverso le narrazioni, si incitavano i giovani ad aderire al nazionalismo a costo della propria vita.
Oggi “da qui non passa lo straniero” ha, oltretutto, un pessimo e diverso significato.
Proposte di legge come “alle bambine e alle impiegate nei luoghi pubblici deve essere negato il velo per rispetto della tradizione italiana” lasciano totalmente di stucco chi, come me, ha ben capito che mescolare tradizioni significa arricchirsi e non sporcarsi a causa di qualche intruso.
I giovani lo capiscono ma, a quanto pare, bigotti adulti repressi, con qualche turbe mentale, ancora no.
A parte il fatto che proprio nel nostro Vangelo, nella Prima Lettera ai Corinzi così scriveva San Paolo: “E’ la natura stessa ad insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna poiché la chioma le è stata data come se fosse un velo!” a far quindi notare che portare il velo sia buona cosa voluta da Dio; ma di quale tradizione vogliamo parlare, oggi, in merito a ciò che si dovrebbe mettere o non mettere sul capo?
A che tipo di tradizione dovrebbero adeguarsi le “donne con il velo” tanto indesiderate da individui che, in testa, dovrebbero metterci almeno un po’ di cervello, visto che non starebbe loro affatto male?
Dovrebbero adattarsi mettendo minigonne (quelle sono ben accette dai maschi italiani vero?) scollature, piercing, capelli viola e magari posizionarsi su Tik-Tok facendo balletti stupidi mezze nude come fanno, appunto, un sacco di italiane minorenni e anche super maggiorenni e maggiorate?
Eh sì, perché questo è quello che accade nella nostra tradizione senza che vengano imposte leggi per proibirlo e dove un Elon Musk, che proprio grazie all’esibizionismo social sta facendo miliardi, è il benvenuto nel nostro paese.
Allora, dico io, è sufficiente non indossare un velo per essere giudicati come brave persone?
O forse, velo o non velo, piercing o non piercing, capelli viola o neri, l’importante non è tanto cosa ci sia sopra la testa, quanto piuttosto dentro.
Tratto dal Corso: Counseling Filosofico – Diventa Consulente Filosofico
natyan
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