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Sei un Necrofilo? – Counseling Filosofico con natyan


(@natyan27)
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Sei un Necrofilo? – Counseling Filosofico con natyan

No, non sto scherzando, poiché mi è toccato scomodare Freud e la psicanalisi per poter almeno tentare di capire coloro che giustificano la guerra, fatta eccezione per coloro che l’approvano solo per legittima difesa.

Torno a riferirmi a Chris Hedges, che la guerra l’ha vista manifestarsi nelle sue azioni più brutali, vivendo a stretto contatto con chi l’ha subita.

Ciò che scrive nel suo “Il fascino oscuro della guerra” apre oscuri orizzonti della mente: “La guerra è necrofilia non solo perché ammazza, ma perché richiede a ciascun combattente una certa familiarità con la propria morte. La necrofilia è fondamentale per il mestiere delle armi, così come lo è per la formazione dei terroristi. Quando la violenza della guerra raggiunge certi livelli di intossicazione, la necrofilia getta in quello stato di frenesia in cui tutte le vite umane, compresa la propria, diventano secondarie. Oltre alla necrofilia la guerra scatena la lussuria più sfrenata, carica di un’energia sessuale cruda e intensa che ha il sapore della voluttà autodistruttiva della guerra stessa, dove le uniche scelte sembrano la morte o lo scatenamento della sessualità. Eros e Thanatos, diceva Freud a proposito delle pulsioni primarie che, in tempo di guerra, esplodono sfrenate. In guerra gli esseri umani diventano oggetti, oggetti da distruggere, o da usare per gratificazioni carnali. Il sesso casuale e frenetico, assai frequente in tempo di guerra, spesso passa il segno e si trasforma in perversione e violenza, rivelando un grande vuoto morale. Quando la vita non vale niente, quando non si è sicuri di sopravvivere, quando a governare gli uomini è la paura, spesso si ha la sensazione che rimangano solo la morte o un fugace piacere carnale”.

Chi giustifica la guerra mette in moto la propria eccitazione, allucinato dal potere. Un potere che offre la possibilità di migliorare il proprio rango sociale, di far valere la propria opinione al servizio di un dittatore, con l’animazione delle proprie perversioni inconsce più sinistre.

Così la guerra può donare un significato a chi conduce una vita insignificante, che non ha modi migliori per eccitarsi e sentirsi vivo, per sentirsi finalmente qualcuno.

Non a caso vengono coinvolti più facilmente i “dannati della terra”, i profughi e gli emarginati, ma anche i giovani che, vivendo nell’indolenza del mondo opulento, possono finalmente dare un senso alla propria esistenza.

Coloro che sono privi di emozioni rimangono affascinati dai guerrafondai che eccitano con atti di potere e di coraggio e, per tale ragione, non par loro vero di aggrapparsi ad uno straccio di movimento interiore per giustificare di essere al mondo.

Tutto questo, ovviamente, risulta ancor più facile attraverso i media, la televisione, internet, partecipando alla guerra con la tranquillità di chi sa di essere al riparo dai fucili e dalle bombe.

Sento spesso dire: “Io sono contro la guerra ma…”.

Scusate ma stavolta sarò scurrile…

Ma… un cazzo!!!

Fatta eccezione per la legittima difesa (accettata anche dal nuovo catechismo di Giovanni Paolo II) nessuna guerra deve fregiarsi dei “ma” e dei “però”.

Diversamente, cerca la necrofilia inconscia che è dentro di te.

Tratto dal Corso: Counseling Filosofico

natyan

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Questa argomento è stata modificata 3 anni fa 2 volte da natyan27

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