Il Reiki e il Kamikaze - Studio Gayatri Counseling Filosofico Monza
Quando non si conoscono i reali significati delle parole, la loro origine, la radice dalle quali si sono sviluppate e cresciute, possiamo essere raggirati da chi le usa in modo scorretto manipolandole nella loro essenza.
Reiki significa “energia universale” e come tale sta a significare che sia onnipresente, ovunque palpitante nel regno umano, come in quello animale, vegetale e minerale.
Da ciò si deduce che sia altamente speculativo asserire che ci siano persone che lo possano canalizzare e trasmettere ad altre poiché sarebbe come dire che una nuvola sia in grado di trasmettere il cielo ad un’altra nuvola quando, in realtà, ne sono completamente immerse, permeate, tutte, nessuna esclusa.
Sono molti i termini che hanno subìto trasformazioni nel tempo finendo per essere usati impropriamente.
Prendiamo per esempio la parola Kamikaze di derivazione giapponese.
Nel 1271 la Mongolia tentò di conquistare il Giappone con un attacco via mare, ma un improvviso e violento tifone glielo impedì.
Sette anni più tardi, nel 1281 venne fatto un secondo tentativo ma il destino volle che un altro tifone si presentasse con una furia tremenda, impedendo ancora una volta, alle migliaia di flotte marine mongole, di avvicinarsi all’arcipelago giapponese.
Fu per tale motivo che i nipponici diedero un nome sacro ai due tifoni, nominandoli “Kamikaze” il quale significa “Vento Divino” costituito da Kami, divino e Kaze, vento.
Durante la seconda guerra mondiale, perciò, vennero chiamati Kamikaze tutti i militari, in particolar modo i piloti, che avevano dato la propria disponibilità a suicidarsi per la patria, scagliandosi o lasciandosi esplodere contro il nemico.
Questa volta non ebbero la stessa fortuna, tanto che i giapponesi, abituati a tacere le proprie sconfitte per rispetto di tutti i dolori subiti, non amano affatto pronunciare quel nome sacro, poiché diventato il simbolo di una sacralità sottomessa.
Oggi sentiamo parlare di Kamikaze quando i terroristi si suicidano in mezzo a folle di innocenti ma questo non rende giustizia al termine usato, poiché se ne dà una connotazione crudele e criminale.
I Kamikaze giapponesi non si facevano esplodere tra la folla, assassinando civili innocenti. Erano militari che donavano il proprio sangue lanciandosi contro i nemici armati, non certo contro anziani, donne e bambini inermi e indifesi.
Prendiamo atto, perciò, di come la trasformazione di una singola parola possa creare enormi malintesi ed essere usata, come accade per la Filosofia-Reiki, a mero scopo speculativo fuorviando le persone ignare con subdole e scorrette interpretazioni.
Tratto dal Corso: PNF Diventa Consulente Filosofico
natyan
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