Che cosa è esattamente un IPERONIMO?

Un esempio:

“Quando mi sei vicino provo una sensazione, intensa, molto forte!”.

“Ma che bello! Grazie! Allora vuol dire che ti piaccio?”

“Stai scherzando? Provo una forte sensazione di schifo!”.

Ecco! Sensazione è un iperonimo, vuol dire tutto e il contrario di tutto, perciò, per farmi capire devo usare un IPONIMO, un termine specifico.

Questo è il motivo per cui non sopporto quando sento parlare di “energia”.

Quale energia? Quella elettrica?

Santo cielo, dico io, non è forse meglio dare un nome sincero e specifico quando si dice: “Sento una strana energia!”?

Invidia? Gelosia? Antipatia? Ribrezzo? Semplice fastidio? Forte repulsione?

Se desideriamo realmente risolvere un problema (interiore od esteriore che sia) dobbiamo essere più precisi ed entrare nel dettaglio, evitando la vaghezza.

Occorre dare un nome a ciò che sentiamo.

L’uso degli iperonimi va bene solo se si vuole generalizzare ma mai quando si desidera realmente che il nostro interlocutore comprenda quel che attraversa il nostro stato d’animo.

Perciò, se energia è un iperonimo che dice tutto e niente allo stesso tempo, figuriamoci, come si usa dire nei corsi Reiki new-age, quanto sia insignificante il termine: energia cosmica.

Abbiamo una benché minima idea di quanto sia immenso il cosmo?

E con quale presunzione si può pretendere di canalizzarlo senza nemmeno saper dare una precisa misura della quantità trasferita nel proprio corpo per poi indirizzarla nel corpo di un altro?

Inoltre, lo strumento per l’assorbimento e il successivo trasferimento quale mai sarebbe?

Un tubo invisibile? Un imbuto? Secchiello e paletta? Una semplice cannuccia che si usa anche per le bibite?

Mi insegnarono che più sono “grosse” le cose che mi si vogliono far credere, ancor più ho il diritto di pretendere grosse dimostrazioni.

Tratto dal Corso Reiki ad Offerta Libera dello Studio Gayatri di Monza

natyan

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