Kuki Wo Yomu 空気を読む Reiki Monza
Letteralmente vuol dire «leggere l’aria» cioè la capacità di percepire l'atmosfera che ci circonda e comportarsi di conseguenza.
Quando è giusto parlare e quando è meglio tacere? Rischio di ferire l’altro se parlo? E’ bene che affronti anch’io questo argomento o è meglio lasciar perdere? La mia sincerità potrebbe essere come un pugno allo stomaco per chi mi ascolta?
I giapponesi parlano di sé, o delle proprie opinioni, solo quando vengono interpellati o quando si crea uno spazio vuoto per potersi inserire, ma mai con l’intento di mettersi al centro del discorso.
Vantarsi dei propri meriti è considerato volgare per la cultura del Sol Levante e, diversamente dagli occidentali, non insegnano a stringere forte le mani quando si presentano, o a guardare dritto negli occhi l’interlocutore allo scopo di mostrargli quanto siamo sicuri, decisi e forti.
Tali atteggiamenti, per loro, sono solo un modo per darsi importanza, per mettere in soggezione l’ascoltatore, per impressionarlo.
Sono anche rispettosi del silenzio dell’altro e non riempiono quel silenzio parlando per tappare un buco, poiché anche il silenzio è da loro apprezzato e non amano romperlo con una forzatura.
Kuki Wo Yomu, perciò, è saper leggere l’aria, cioè evitare di intromettersi, con le parole o con le azioni, quando non è il caso, grazie al fatto di avere ricevuto un addestramento per imparare a percepire se sia giusto, oppure no, dire o fare qualcosa.
Occorre molta sensibilità per imparare a «leggere l’aria» e qualcuno potrebbe anche interpretare male Kuki Wo Yomu, pensando che chi si è messo da parte lo abbia fatto solo perché non sa cosa dire, ma non è così. Lo sa bene cosa dire, ma ha capito che non è il momento, che non è conveniente, che potrebbe solo rompere il Wa, cioè l’Armonia.
Sintesi tratta dal Corso Reiki e Counseling Filosofico
natyan
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