𝐀 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐢 𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢!
In mezzo a tanti consensi (con queste ulteriori 35 scatole siamo quasi arrivati ad un totale di 100 in pochi giorni) ci sono anche alcune aspre critiche.
Da parte di chi?
Da persone che, apertamente fasciste, hanno contestato Stalin e il comunismo fino a ieri, e oggi, in maniera totalmente contraddittoria, fanno il tifo per Putin e per la Russia, dimostrando una vecchia teoria: i due estremi si toccano.
Ricordo un amico di molti anni fa. Era uno squadrista di estrema sinistra e partecipava a manifestazioni e pestaggi. Da un giorno all’altro diventò fascista, per cui, sorpreso, gli chiesi: “Come mai questo cambio di rotta?”
E lui mi rispose così: “A me non interessano destra o sinistra, a me piace partecipare ai pestaggi, mi basta picchiare!”.
A certe persone non interessa la politica in senso costruttivo, in realtà non ne sanno nulla.
A loro basta vedere il sangue scorrere a fiotti nei corpi degli altri.
Usano il telecomando del televisore per vedere i crimini perpetrati sulle teste altrui, poi schiacciano un tasto e si dirigono sul “grande fratello” o su un film dell’horror, con la stessa facilità con cui girano la testa dall’altra parte se vedono un gatto ferito per strada.
Non fanno nulla per nessuno, non aiutano nemmeno i propri nonni, o i vicini di casa, e l’unico loro modo per sentirsi eccitati, allo scopo di vincere la banalità e la noia della loro esistenza, è quella di picchiare le dita sulla tastiera insultando qualcuno.
C’è chi riempie le scatole e chi le “scatole” le rompe agli altri.
Che ci volete fare?
Certi pestilenziali individui sono come quel mio amico di tanti anni or sono.
A loro basta partecipare ai pestaggi.
Reali o virtuali non importa.
Si eccitano pestando poiché, a quanto pare, non hanno alternative migliori nel mezzo del loro squallido non-vivere.
Morale della favola?
Dobbiamo perdere la pazienza?
Direi di no, perché come ebbe a dire Gandhi:
“Perdere la pazienza significa perdere la battaglia” e io, se proprio c’è da combattere, preferisco vincere gandhianamente.
natyan
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