Non Siamo Liberi?
Non avevo voglia di scrivere ma me la sono fatta venire.
Uno degli slogan più in voga nei social tra i soliti polemici è: “Se abbiamo bisogno di un pass per essere liberi, vuol dire che non siamo liberi!”.
Ma pensa che notiziona!
E’ come se qualcuno urlasse: “Se abbiamo bisogno di una patente per guidare, vuol dire che non siamo liberi di guidare!”.
Certo che no!
Sia mai che una mattina ti svegli e ti rendi conto di non vivere da solo su un’isoletta, bensì in una società dove non si è affatto liberi di fare tutto quello che si vuole, tranne il fatto, a quanto pare, di poter scrivere cavolate a gogò in qualunque social.
Se vuoi andare in giro nudo, guarda un po’, devi farlo in appositi luoghi dove sia concesso il nudismo, e lo stesso vale se sei un fumatore.
Non hai il pass per girare a tuo piacere?
Organizzati come fanno i nudisti e trovati persone come te per poter andare dove vi pare e piace, senza rompere da mane a sera con i vostri slogan e le vostre pretese, e stando ben lontani da chi ha dato il proprio contributo (una mano? no, una spalla!) per l’apertura di tutti i servizi.
E’ così difficile capire che in una società non si è affatto liberi e che bisogna adeguarsi al bene comune, anziché solo al proprio?
Quando il servizio militare era obbligatorio non è che potevi scendere in piazza e rifiutarti di farlo, ed era obbligatorio, come oggi, anche vaccinarsi, mica potevi rischiare di infettare tutto un esercito.
In casa tua vige la libertà totale? Chiunque può entrare nel tuo appartamento altrimenti significa che non siamo in una nazione libera?
Puoi parcheggiare liberamente l’auto dove vuoi tu?
Puoi giocare a pallone infischiandotene dell’arbitro che fischia?
Solo i bambini viziati si lamentano della disciplina e delle regole, e sai cosa fanno?
Lasciano che mammina faccia tutti i mestieri e ne usufruiscono senza muovere un dito, salvo poi sentirsi frustrati il giorno che, uscendo di casa, si accorgono che più nessuno è disposto a fare loro da baby-sitter.
In questi giorni, tra le altre cose, mi hanno chiesto cosa io ne pensi della tragedia avvenuta sulla funivia.
Ebbene, non aggiungerò parola su tutto quanto è già stato detto, sarebbe superfluo da parte mia, ma vorrei ricordare a quelli della “dittatura sanitaria” che se c’è un bambino ancora vivo lo dobbiamo a quella scienza, e a quella medicina, che viene demonizzata e vituperata tutti i santi giorni dai soliti ignobili approfittatori che comunque se ne servono quando ne hanno bisogno.
Eh sì, perché se questi signori dallo slogan facile hanno un incidente, e sanguinano, non corrono a farsi curare dal filosofo ormai fuso (cognome che è tutto un programma) e nemmeno da una soubrette, o da quello psichiatra il quale dice che basta un’aspirina per salvarci tutti, e tanto meno da un pittore che odia le capre.
Corrono da mamma sanità, la quale li accoglie facendo finta di non averli mai sentiti, e si prende cura di loro dimenticando gli insulti e le offese ricevute.
Il tipo di persona che proprio non mi sconfinfera per nulla è quella che quando le cose vanno bene è tutto merito suo e quando vanno male è tutta colpa degli altri.
Non avevo voglia di scrivere ma me la sono fatta venire.
E non l’ho fatto per me, bensì solo per alcuni amici che non sapevano come rispondere adeguatamente alle solite fallacie argomentative che circolano liberamente, troppo liberamente a mio giudizio, nei social.
Vi accusano di essere come pecore al seguito di un gregge? Sentirvelo dire da qualche asino di passaggio non dovrebbe offendervi più di tanto, no?
E ora, che genere di commenti mi aspetto?
“Ma se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni” eccetera eccetera di gucciniana memoria.
Che altro dovrei aspettarmi?
natyan
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