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Papa Francesco e la Gratitudine – natyan Studio Gayatri Monza


(@natyan27)
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Papa Francesco e la Gratitudine – natyan Studio Gayatri Monza

“Ma come? Milioni di infettati, ancora si sta morendo a causa del covid, c’è una crisi mondiale di valori e nel mondo del lavoro, abbiamo avuto ancora fame, catastrofi naturali e miseria, e Papa Francesco ci dice che dovremmo ringraziare Dio per questo 2020?”

Era uno dei tanti commenti che ho visto girare in Facebook all’ingresso del 2021.

Eppure, anche un ateo come me non può che trovarsi d’accordo con le parole di Papa Francesco, e ora vi spiego perché.

La gratitudine è un sentimento che pacifica l’anima, anche se riconosco che sia difficile percepirla in un momento tanto difficile.

Dio, semmai esistesse, non ha certo bisogno dei nostri grazie.

Siamo noi che, per non soffrire oltre misura, abbiamo l’esigenza di concentrare la nostra mente su quel che abbiamo avuto di buono, di bello e di gratificante, anziché su quel che ci manca o non abbiamo avuto.

Perché si ringrazia Dio prima di un pasto?

Forse perché Dio abbia bisogno di sentirsi dire grazie?

In realtà siamo noi, che sviluppando il senso di gratitudine prima di mangiare, riusciremo meglio ad allontanare tutte le nostre preoccupazioni, i nostri rancori, così da poter digerire meglio e goderci in piena pace il cibo che abbiamo nel piatto, e che finirà nel nostro stomaco senza trasformarsi in veleno.

E quando preghiamo: “Danne anche a coloro che non ne hanno” depositiamo un seme nel nostro Cuore affinché ci si possa ricordare di coloro che hanno bisogno del nostro aiuto per non morir di fame.

Tutte le religioni del Mondo non contengono solo insegnamenti a carattere mistico, bensì anche precetti, o consigli, a carattere profondamente psicologico, con lo scopo di migliorare la vita di tutti noi nel quotidiano.

Le scritture ebraiche sono colme di inviti alla gratitudine e così anche quelle dell’islamismo, del buddhismo e dell’induismo.

Perché mai un ateo, pur non esprimendola nei confronti di un Dio, non dovrebbe avvalersene?

Perché mai permettere alla rabbia e al rancore di avere il sopravvento quando una situazione non è risolvibile?

E se è risolvibile, da dove prendere la forza e la calma necessaria per sviluppare tutte le nostre azioni in modo positivo?

Con questo non voglio dire che sia giusto reprimere uno stato d’animo negativo, tutt’altro, dico soltanto che, invece di sopprimerlo o permettergli di deprimerci, dovremmo trasformarlo, ponendo la nostra attenzione su tutto ciò che abbiamo avuto (e ancora abbiamo) di buono, nella nostra vita.

In tal modo potremo attingere alle nostre risorse interiori in modo più proficuo ed affrontare tutte le difficoltà con maggiore fiducia e speranza.

Tratto dal Corso: Naturopatia dell’Anima – Counseling Filosofico

natyan

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Questa argomento è stata modificata 4 anni fa da natyan27

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