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10/05/2020 7:10 pm
Socrate fu il primo pensatore a sostenere che la filosofia dovrebbe dare risposte alla gente comune, alle preoccupazioni quotidiane. Lui stesso era di umili origini, padre scalpellino e madre levatrice. Eppure, Atene respirò la sua luce ed ebbe un grande seguito. Portò scompiglio laddove c’erano certezze assopite, come solo la conoscenza può fare. Egli vedeva molto bene che la maggior parte della gente passava la vita sotto una specie di ipnosi, assorbiva valori e convinzioni dei propri genitori, della propria cultura, accettandoli ciecamente senza mai sottoporli ad indagine. Gli psicologi contemporanei, come Kahneman, sostengono che il nostro cervello è un «doppio processore»; ha un sistema di pensiero fondamentalmente automatico, basato sulle abitudini, e un altro sistema capace di riflessioni più coscienti e razionali. Il sistema riflessivo conscio è più lento e consuma più energia del sistema automatico, questo il motivo per cui lo utilizziamo meno. Perché la filosofia ci cambi, bisogna che lavorino entrambi i sistemi. Ed è ciò che fa la filosofia greca quando mette in atto un duplice processo: rendere conscio l’abituale e rendere abituale il conscio… Per prima cosa, attraverso l’esame socratico, basato sull’indagine. Non è un processo semplice. C’è bisogno di molta energia per cambiare le definizioni automatiche, ma anche di molta umiltà: a nessuno piace ammettere che il suo modo di vedere il mondo è sbagliato.
Tratto dal Corso: Accrescere l'autostima, volersi bene, volersi meglio