Apri facebook e trovi un sacco di “guru illuminati” (che non conoscono il significato di guru altrimenti non si definirebbero tali). Come risposta, molti sono infastiditi persino dal termine. A buona ragione, visto l’uso che se ne fa. Ma che significa guru, nella sua accezione più profonda?
il termine guru origina dalle radici gu («oscurità») e ru («svanire»), significando quindi «colui che disperde l’oscurità». Egli ha la responsabilità dell’educazione religiosa e culturale del discepolo.
Il termine guru, però, non è legato solo alla religione. I maestri esistono da tempi immemori e sono coloro che ci aiutano a liberarci dalle catene dell’ignoranza. Esaminiamo semplicemente il termine, senza aggiunte di nessun tipo e senza pregiudizi. Ci aiuta a disperdere l’oscurità, ovvero l’ignoranza, chiunque ci insegni qualcosa che noi non conosciamo e chiunque ci insegni il discernimento aiutandoci a trovare le risposte dentro di noi. In occidente questo termine è stato bistrattato a causa di tutti gli pseudo spiritualisti che si atteggiano a sapienti ammantandosi di virtù di guaritori e taumaturghi (virtù che un guru non ha). In realtà, siamo tutti maestri e allievi, da sempre. I primi grandi guru, o maestri, sono stati i nostri genitori, poi gli educatori, la società, l’esperienza, gli amici e così via. Il problema sta, appunto, in coloro che si proclamano guru rivestendosi di poteri e conoscenze che non hanno (anche perché un maestro non si definisce tale e non ha poteri di nessun tipo.) Colui che veramente insegna vive in maniera del tutto naturale la condivisione chiamandola, appunto, condivisione, e non si pone mai a un livello superiore perché sa benissimo che dall’altra parte, dalla parte degli allievi, ci sono un’infinità di maestri dai quali non vede l’ora di imparare a sua volta. Non è questione di gerarchie. Un bambino non sa nulla di filosofia, psicologia, musica, arte, medicina e quant’altro, eppure è un grande maestro di vita! Apre un varco nella nostra ignoranza, insegnandoci che diventare adulti e diventare vecchi sono due cose ben diverse. C’è, quindi, chi si gongola nel definirsi guru e chi si vergogna ad averne uno, ignorando di averne un’infinità. Se ci pensiamo, non ci vergogniamo nemmeno un po’, e non ci sentiamo sminuiti, quando diciamo il mio maestro di pianoforte, il mio maestro di danza e così via. Mi inchino (non per sottomissione ma per gratitudine, perché persino l’inchino, in senso figurato, viene male interpretato) a tutti coloro che condividono con me il loro sapere aiutandomi ad essere una persona migliore. Avete mai provato a mischiare dei pigmenti a casaccio? Oppure a mischiare a casaccio delle sostanze rischiando una reazione tossica o esplosiva? Lo sanno bene i chimici e altri scienziati. Anche loro imparano, dunque, dai loro maestri. Questo per dire che guru è un termine come un altro per indicare qualcuno che condivide con noi la sua conoscenza. Il vero guru, in realtà, è la nostra coscienza, è la nostra luce interiore, solo che siamo ammaliati dai guru indiani con la barba bianca, come nelle fiabe, e allora usiamo questo termine a sproposito. Pensate che non solo l’occidente, ma anche l’India, oggi, è piena di falsi guru. L’occidente chiama … l’oriente risponde. Se la domanda è quella, la risposta non può che essere quella, soprattutto in un paese dove la miseria dilaga. Il termine guru non ha quindi niente di negativo e non indica qualcuno di superiore a noi. Santissima Uguaglianza, vorrei che tu fossi una dea e scendessi un po’ sulla terra a fare ordine!