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Fede o Scienza: il pensiero dicotomico


(@surya)
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Non solo la filosofia o le religioni, ma anche il mondo scientifico si interroga e riflette sull’esistenza di Dio.

Alcuni autori come Jung o Lowen, definiscono la fede come “un movimento interiore attivo verso la vita”. Il che fa presumere una relazione che coinvolge il mondo interiore dell’uomo e il rapporto con l’esterno. Entrambe, fede e scienza, hanno come fine ultimo la ricerca della verità. Siamo troppo avvezzi a un pensiero dicotomico, che divide con un taglio netto la realtà in luce e buio, bianco e nero, giusto e sbagliato. E’il pensiero del “o la va o la spacca”, “ora o mai più”, il pensiero che tende a schematizzare facendo distinzioni nette, rigide e permanenti. Tal pensiero riduce il poliedrico, eterogeneo e a volte indecifrabile caos che è la realtà delle persone e degli eventi a due sole categorie antitetiche, che si escludono l’una con l’altra o che sono in irreparabile conflitto tra loro. E’ una forma di pensiero piuttosto penalizzante e svantaggiosa poiché riduce le nostre scelte, ci preclude ogni tipo di mediazione e limita la nostra capacità di comprendere il mondo, oltre ad ostacolare la creatività dal momento che abbiamo sentieri già tracciati. Tuttavia, è un pensiero rassicurante, soprattutto se colui che pensa si mette dalla parte della ragione, della legge, della giustizia. Da qui tutte le lotte di supremazia, le inutili urla per dimostrare ragioni inesistenti, tutto pur di non ascoltare il silenzio assordante della vita e non vedere che tutte queste dicotomie esprimono, in realtà, le polarizzazioni estreme di fenomeni e realtà che sono un continuum. Fra un polo e l’altro non c’è una voragine, ma un’area più o meno ampia fatta di sfumature, di mezzi toni e anche di ambiguità. Impossibile cogliere, con un pensiero di questo tipo, che tra Oriente e Occidente, Pace e Guerra,  Maschile e Femminile, Vizio e Virtù, Fede e Scienza c’è un continuo divenire dove una cosa sfuma nell’altra per dar vita a ciò che chiamiamo Realtà. Sarebbe utile pensare in termini di “l’una e l’altra cosa” e non “l’una o l’altra cosa”

surya


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