Aristotele diceva che le mani sono la diramazione del cervello. Con le mani amiamo, ci arrabbiamo, ci emozioniamo, comunichiamo. Nelle danze orientali la gestualità delle mani viene usata, con una grazia infinita, per raccontare delle vere e proprie storie. Anche nella pratica yogica le mani hanno, da sempre, un ruolo importante. I gesti simbolici, chiamati Mudra, o sigilli, vengono usati durante le fasi meditative come integrazione e completamento di alcune asana (posizioni fisiche). Nella pratica del prânâyâma (controllo ritmico del respiro), le posizioni delle mani ci servono per avere un maggiore controllo dell’attività mentale. Il valore simbolico del gesto delle mani è considerato basilare in tutto il mondo, e sono numerosi gli esempi del loro utilizzo. Basti pensare ai gesti che troviamo raffigurati nelle icone sacre, al classico gesto di pace, o benedizione, o alla nostra gestualità quotidiana. Il semplice gesticolare aggiunge enfasi a un discorso e, inoltre, muovere le mani in maniera consapevole influenza anche il resto del corpo. E’ stato dimostrato che, così come stress, ansia, depressione e tristezza incidono fortemente sulla postura, nello stesso modo, la postura, incide sui nostri stati mentali e può indurci a creare uno stato di maggiore ansia o di rilassamento. Se è vero, per esempio, che la depressione può portare a una postura scorretta, è anche vero il contrario: chi tende a inarcare la schiena, chiudere le spalle e “affondare il collo nel torace”, è più predisposto alla produzione dei cosiddetti ormoni dello stress. Ecco che allora anche le mani hanno un ruolo importante nella comunicazione con noi stessi. Ricordiamoci che il simbolo nasce con l’uomo. L’uomo esprime il proprio vissuto interiore, animico, attraverso i simboli. Per trovare la misteriosa origine dei mudra dobbiamo perderci nella suggestiva Asia, tuttavia, il loro valore simbolico lo troviamo ovunque, a partire dalle impronte ritrovate in alcune grotte preistoriche, al classico gesto di pace, fino ad arrivare al linguaggio non verbale e ai gesti d’intesa comunemente usati nel nostro quotidiano. E per finire in poesia:
“Dove va la mano vanno gli occhi
Dove sono gli occhi è l’attenzione
Dove c’è attenzione c’è emozione, e con essa, l’estasi vibrante”
surya