Tu chi sei?”, mi chiese…
“Dipende. Per molte persone, io sono il sole. Per altre, una delusione”. Vengono da me per chiedere improbabili guarigioni e io, pazientemente, spiego loro che non è in mio potere guarire la gente. Le capisco. Aprono le pagine dei centri olistici e trovano terapie miracolose, guaritori che con un tocco “sciolgono” qualunque tipo di malattia Tutto nasce nella coscienza, ti dicono, come se la genetica, l’ereditarietà, che insieme ai fattori ambientali concorrono all’insorgenza di una malattia, non esistessero. Risposta tipica dei presunti guaritori: “Come ti spieghi che, davanti alle stesse condizioni ambientali, alcuni si ammalano e altri no? Te lo spiego io, se non lo sai: semplicemente, alcuni sono in “sintonia” con una determinata malattia perché hanno pensieri che vibrano alla stessa frequenza. Altri invece no, perciò non si ammalano. Il pensiero crea”. “Me lo puoi dimostrare?”, chiedo. Ovviamente non possono, e mentre io cerco di spiegare le ragioni della scienza, che invece non si basa affatto su teorie, supposizioni e credenze, ci sono persone che non si curano perché finite in mano a ciarlatani in preda a una folle eccitazione emotiva. Non voglio discutere sulle motivazioni per cui una persona finisca per credere a questi imbonitori, poiché il loro vissuto interiore, la loro vulnerabilità, la loro disperazione, non sono argomenti da “far fuori” in cinque minuti. Ci vogliono tempo, ascolto e competenze per parlare all’anima di una persona. Voglio però parlare del mio ruolo, quello che svolgo ogni giorno con serietà e passione senza mai sostituirmi a nessuno e che è il ruolo di tutti gli operatori olistici. Un ruolo che richiede amore, coscienza e conoscenza e che serve a dare supporto anche durante una terapia medica. Supporto… ho detto supporto… perché vedo che non è molto chiaro il significato di questo termine. Il medico non può dare quella parte affettiva di cui il paziente ha bisogno al di là delle cure, non solo perché non è il suo ruolo ma anche perché non può certo occuparsi di tutto, altrimenti avrebbe bisogno come minimo di un paio d’ore per ogni paziente e questo non è possibile. Il nostro compito, quindi, è quello di provvedere a quella parte mancante cercando di alleggerire l’anima afflitta, di dare degli strumenti per il rilassamento, di aiutare ad usare il pensiero in maniera costruttiva, di modo da poter comprendere alcuni meccanismi della mente ed agire su di essi facendo leva sulla plasticità del cervello, senza fare il lavoro dello psicologo che non ci compete. Sono ancora molte le persone che si rivolgono a noi cercando soluzioni facili a problemi complessi. Un operatore olistico ha il dovere di lavorare in maniera etica perché qui parliamo della salute delle persone. “Ma quindi, quando le persone ti chiedono dei trattamenti per guarire da una malattia, tu che cosa fai?” “Le mando dal medico”, rispondo (oltre, ovviamente, ad ascoltarle nel loro dolore). Mai e poi mai mi sognerei di dire loro “proviamo”, come le mie orecchie, purtroppo, hanno sentito da molti operatori del settore. Stiamo bene attenti alle false promesse, stiamo attenti a non creare illusioni, perché una parola in più potrebbe arrecare danni irreparabili. Credo che dovremmo fare tutti un lavoro su noi stessi, affinare le nostre capacità comunicative e di ascolto, oltre a mettere a fuoco e fiamme il nostro ego e ricordarci che davanti a noi abbiamo persone, non vecchi computer che, una volta danneggiati, possono essere sostituiti con un clic in rete. Abbiamo una grande responsabilità. Davanti alle persone che soffrono l’ego deve tacere e ricordarsi che ognuno ha il proprio ruolo in questo mondo. Ma è mai possibile che l’uomo sia così affamato di gloria, al punto da arrivare a danneggiare se stesso e gli altri?” Possibile che senza i riflettori non possa vivere nemmeno cinque minuti?” E possibile che Socrate, come tutti i grandi pensatori, sia passato su questa terra inutilmente?” Amo molto il mio lavoro e mi dispiace che venga spesso frainteso a causa della megalomania di persone poco equilibrate che vorrebbero “curare” gli “squilibri energetici” altrui (che poi, squilibri energetici non vuol dire proprio nulla, ma tralasciamo..). L’operatore olistico deve essere paziente, non avere pazienti. Forse c’è stato un piccolo fraintendimento all’origine …
surya