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Yoga e Filosofie Orientali: cosa si intende per distacco


(@surya)
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Non possiamo parlare di Yoga e di Meditazione senza parlare di distacco, poiché esso è il fine ultimo di ogni ricerca interiore. Ma cos’è il distacco? In occidente viene associato all’assenza di emozioni, alla mancanza totale di piacere e di coinvolgimento nei processi della vita, quasi una specie di anedonia, di appiattimento dello stato emotivo ed affettivo. O, viceversa, a uno stato di misticismo, una specie di contemplazione del sacro che implica il superamento della dualità. Io stessa, per molti anni, ho creduto fosse così. Il distacco, in realtà, non è né l’una, né l’altra cosa, è piuttosto uno stato di pienezza, un luogo non fisico dove l’amore trova compimento. Cercherò di spiegarlo in parole semplici, perché parlare di distacco come di “non coinvolgimento” è ancora troppo poco per la nostra mente, non avvezza a determinati concetti. In Oriente si dice che la mente ha tre reazioni: attrazione, repulsione, indifferenza. Ci soffermeremo sul significato di indifferenza, poiché gli altri due stati non necessitano di particolari spiegazioni.  Su di noi, il termine indifferenza ha un impatto piuttosto negativo. In Oriente si usa un termine molto più bello: “upeksha”, il distacco sereno dalle cose. Lo si raggiunge consapevolizzando sempre di più i processi mentali, fino a raggiungere il silenzio che non è assenza di suono, bensì l’acquietarsi del continuo chiacchiericcio interiore. Insegnare cos’è il distacco, o il vuoto, è difficile, soprattutto in una civiltà che fa molto rumore e che fa di tutto per essere “vista” e “ascoltata”, impiegando per questo qualunque mezzo possibile. lo lo spiego con una metafora (ricordiamoci che il cervello pensa per immagini). Tutti noi siamo stati innamorati di qualcuno. Da un punto di vista neurobiologico l’amore è un sistema integrato che coinvolge l’uomo nella sua globalità biologica, sociale e psicologica. Tal processo serve a promuovere la vicinanza tra due individui allo scopo di favorire la riproduzione della specie, ma anche il senso di sicurezza, la gioia e il benessere. Il termine “processo” indica, dunque, che l’amore ha una natura dinamica che ha un inizio preciso e che è destinato ad evolvere seguendo tappe ben determinate.

L’amore si sviluppa a partire dall’attrazione che, a livello soggettivo, si estrinseca come innamoramento, seguito poi dall’attaccamento. E qui ci fermiamo, perché ora esaminiamo insieme attaccamento e distacco in una relazione amorosa. L’attaccamento dice: “io ti amo se…”. Pone delle condizioni (se soddisfi le mie aspettative ecc. ecc.). Ecco il motivo per cui da un grande amore si passa in un attimo all’odio. Quando le aspettative dell’altro non vengono più soddisfatte iniziano le recriminazioni e i rancori. Più alte sono le aspettative, più grande sarà il sentimento di rifiuto che si proverà. Il distacco, invece, dice: “io ti amo”. Punto. Senza condizioni. Ti amo comunque, anche se io non sono la fonte, o l’unica fonte, della tua felicità. Ti amo anche se sceglierai una strada diversa dalla mia. Nel distacco si è liberi di amare pienamente poiché non si ha paura di perdere l’altro. Allora, e solo allora, si può amare in totale pienezza e libertà. Ecco cos’è il distacco: la libertà dai veleni mentali, quali invidia, gelosia, possesso e così via. Tuttavia, il distacco, la visione ampia delle cose, avviene solamente se viviamo pienamente la vita, da dentro. “Ho bisogno di immergermi nei miei stati più profondi, di conoscere la mia ira e i miei demoni, perché, dimmi, da cosa mi distacco se non conosco l’oggetto dal quale mi devo distaccare?” Si parla di Yoga come di una via ascetica ma non è questo. Benché molti degli antichi maestri siano arrivati alla conoscenza mediante il misticismo, dobbiamo ricordare che ogni pratica, ogni filosofia, va vista nel suo contesto storico e sociale. Lo yoga e la meditazione sono, dunque, l’immergersi profondamente nei propri stati per arrivare a una non-identificazione: provo dolore, ma io non sono il dolore. L’abbiamo sicuramente sperimentato: un dolore così intenso che ci ha portato ad identificarci totalmente con esso, fino al punto di diventare quel dolore. Distacco significa vivere il dolore vedendo ancora ciò che accade attorno a noi. Non significa non viverlo, significa poterlo osservare. Mi piace riportare anche le parole di una figura occidentale, per la precisione Meister Eckart, maestro domenicano del Trecento e massimo esponente della mistica speculativa tedesca, il quale dice che la vera conversione consiste nel distacco, ossia, non l’adesione a una credenza, ma la rinuncia a se stessi, la morte dell’uomo vecchio per permettere la nascita dell’uomo nuovo”

surya


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