Succede spesso, ultimamente.
“insegni Yoga?”
“Si”
“Quindi, sei vegana”
“No”
Non sono vegana e non è un requisito che un insegnante yoga deve avere. Onestamente non so da dove nasca il binomio yoga-veganesimo, anche perché, per un indiano, non mangiare latte e ghee (burro chiarificato), ossia i prodotti primari della sacra mucca, è un’assurdità. La mucca non è sacra in quanto vista come divinità, come spesso si crede, ma in quanto dispensatrice generosa di nutrimento. Necessita di poco per vivere e fornisce il latte da cui si ottengono alimenti essenziali per l’uomo come il formaggio, lo yoghurt, il burro chiarificato (ghee), diventando quindi simbolo, sin dall’antichità, di abbondanza e fertilità. E’ la Terra che nutre la vita, è la Grande Madre. In un paese dove mancano acqua e cibo, tutto questo è preziosissimo. Della mucca non si butta nulla. Il suo sterco è disinfettante; i pavimenti di terra delle abitazioni dei villaggi, vengono coperti con strato di sterco di mucca a scopo antisettico e, inoltre, esso viene utilizzato nelle cerimonie e nei rituali del fuoco eseguiti per ottenere la liberazione dal karma. Il veganesimo, quindi, non è nemmeno contemplato nello yoga, se non dai Jainisti (gruppo piuttosto estremo) e da qualche altra casta minore. E’ necessario conoscere l’India da “dentro” e non da fuori, poiché gli occhi di un turista non possono cogliere l’essenza delle cose. Anche l’essere vegetariani, in India, ha un suo significato. Devo aggiungere che, contrariamente allo stereotipo, la maggioranza degli indù non è vegetariana, mangia pollame e ovini ma in genere non bovini, per i motivi già citati in precedenza. In India essere vegetariani non è frutto di una scelta, né di una particolare rinuncia. Semplicemente, ogni indù mangia solo quello che deve, per motivi di casta, di religione, oppure per meri motivi economici (nonostante le caste siano state abolite politicamente nel 1950, la loro cultura ne è ancora impregnata, tant’è che influenzano tuttora la loro vita quotidiana, la suddivisione dei lavori e così via.). Il vegetarianesimo affonda le sue radici nei principi dell’induismo, del jainismo e del buddhismo e il loro principio fondamentale è “Ahimsa”, la non violenza. Vegetarianesimo e veganesimo sono quindi legati alla cultura e alle religioni. Per quanto riguarda lo yoga, Patanjali, filosofo indiano che ebbe il merito di trascrivere gli insegnamenti fino a quel momento tramandati oralmente, suddivide gli alimenti in base alle tre qualità che sostengono l’universo:
rajas: attività, rosso, attivo, mobile, passionale, causa movimento e serve ad attivare. Rajas è azione, eccitabilità, movimento, desiderio, fuoco, emotività.
tamas: inerzia, nero, solido, letargico, statico, serve a limitare e consolidare. Tamas è assenza di azione, buio, sonno, pigrizia, depressione, apatia.
sattva: ritmo, conoscenza, bianco, elevato, spirituale, cosciente e serve a illuminare. Sattva è purezza, costanza, luce, pace, tranquillità, dolcezza.
Di conseguenza, la classificazione dei cibi:
Alimenti rajasici: alimenti troppo caldi, alimenti acidi, amari o troppo salati; essi nutrono il corpo compromettendo però la calma e la chiarezza mentale. Questi alimenti stimolano eccessivamente sia il corpo che la mente. I cibi caldi e piccanti, i cibi molto speziati, caffè, tè, cioccolata, bevande gassate, zuccheri raffinati, bevande dolci, sono cibi che agiscono come stimolanti o creano gas e molto calore nel corpo, portando uno stato d’irrequietezza e agitazione.
Alimenti tamasici: sono alimenti privi di vigore e vitalità che ci privano di energia vitale; il corpo perde la sua capacità di autoguarigione, il sistema immunitario si indebolisce e un senso di inerzia e pigrizia si impossessano della mente; stimolano sentimenti negativi, quali paura e rabbia. Carne, pesce, uova e i loro derivati, aglio, cipolla , funghi, bevande alcooliche, aceto, sigarette e tabacco, tutti i tipi di droghe e i cibi guasti. Sono tutti cibi portatori d’energia inerte che rendono statici sia fisicamente che mentalmente, ostacolando la concentrazione e il progresso spirituale.
Alimenti sattvici: nutrono il corpo, calmano e purificano la mente, contribuiscono ad eliminare le distrazioni; il potere di autoguarigione del corpo viene preservato ed è possibile raggiungere uno stato di perfetta salute. Cereali integrali, semi e frutta secca, frutta e verdura fresca, olio d’oliva, legumi, germogli, acqua pura, latte e latticini rendono il corpo armonico e puro e la mente chiara e concentrata, contribuendo così a mantenere la salute e la pace mentale e favorendo lo sviluppo spirituale.
Tutto danza perennemente attorno ai tre stati: giorno e notte, lavoro e riposo, colori accesi, luminosi, focosi o spenti e tenebrosi, alimentazione amara, dolce o insipida. Tutto serve per mantenere equilibrio e armonia e l’equilibrio è dato dalla danza dei tre elementi.
Detto questo, dobbiamo tener presente anche il loro clima e il loro stile di vita, le loro religioni, ma, soprattutto, la mancanza di libera scelta, cosa da non sottovalutare (addirittura oggi, il premier nazionalista indù Narendra Modi ha cercato di imporre il divieto sulla carne di vacca, poi sospeso dalla Corte suprema). Ma non solo, nei villaggi il popolo si nutre solamente di ciò che offre la terra e il loro alimento base è composto da riso e dhal (lenticchie, quando ci sono). Tutto questo per necessità. Sono denutriti, sviluppano molte malattie cardiache per mancanza di acqua, diabete (bevono moltissimo Chai, un the bollito nel latte con un insieme di spezie, chiamate Masala, in cui predomina il cardamomo, ed è molto zuccherato). Insomma, sono legati a tradizioni, cultura e necessità. Lo Yoga, semplicemente, nasce e si sviluppa in questo contesto. Si è cercato da sempre di sviluppare quella forza interiore necessaria ad affrontare le condizioni esterne. In India, oltretutto, il popolo cerca di dare una spiegazione alla sua povertà con le leggi del Karma, le leggi di causa ed effetto. Si crede, di conseguenza, che resistendo in questa vita, ci si reincarnerà in una condizione migliore. Questa è la credenza popolare. L’ unica cosa a cui ci si può aggrappare è la fede, la speranza in una vita migliore (il karma ha un significato un po’ più profondo, ma laddove vi è mancanza di istruzione viene vissuto in questo modo).
Ho voluto dare qualche nozione generale riguardo la cultura indiana perché è facile cadere in credenze errate, soprattutto per noi occidentali che ne subiamo il fascino esotico creandone un mito.
E’ risaputo che un’alimentazione sana concorre al benessere generale della persona, ma dare direttive sull’alimentazione è gravissimo. Nessun insegnante yoga è autorizzato a farlo perché noi non siamo medici, non siamo nutrizionisti e non conosciamo le peculiarità fisiche delle persone. Soprattutto, non conosciamo le loro carenze causate, magari, da patologie particolari. Insegnare è una grossa responsabilità. Responsabilità = rispondere con abilità. Non improvvisiamoci e occupiamoci solo di ciò che ci compete, allora insegneremo in maniera etica e sapremo creare i presupposti per uno sviluppo interiore sano ed equilibrato
surya